Intervento su decreto pagamento debiti PA

By May 15, 2013 Lavoro parlamentare

Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, signori del Governo, annuncio il voto a favore di Sinistra Ecologia e Libertà al decreto-legge che ci apprestiamo a convertire.

Ieri nella discussione sulle linee generali l’onorevole Marcon e l’onorevole Melilla, per il nostro gruppo, hanno già fatto ampie valutazioni sull’argomento, quindi mi limiterò a quattro considerazioni per sottolineare gli elementi positivi che a nostro avviso meritano la sua approvazione.

In primo luogo,  gli effetti sul sistema economico. Con il decreto vengono immessi nel 2013  e nel 2014  40 miliardi di euro di liquidità nel sistema economico. L’effetto positivo che ne discenderà è oggettivo. Ricordiamoci però che  il già presidente dell’ISTAT Giovannini , oggi Ministro del lavoro, ha consigliato  nelle audizioni in Commissione speciale di non sopravvalutare  l’impatto del decreto che va quantificato e verificato nella sua effettiva concretezza. D’altra parte anche Ragioneria dello Stato nel corso delle medesime  audizioni è stata molto prudente : gli stessi strumenti di contabilità amministrativa rendono incerta la quantificazione dei debiti e la loro qualità. E secondo Banca d’Italia ci sono ancora debiti da sanare per una cifra almeno equivalente.

C’è un secondo elemento positivo del decreto. Ed è  l’impegno che la pubblica amministrazione onora con le imprese con lo sblocco del pagamento dei debiti. Il rispetto degli impegni  non è soltanto un valore in sé , è anche un fattore economico perché ristabilisce la fiducia delle imprese nel sistema.  Indichiamo la fiducia come elemento positivo e costitutivo anche del rapporto tra lo Stato e i cittadini, che vale allo stesso modo quando si parla di  diritti costituzionali, quello della salute, della progressività delle imposte, del lavoro. Anche in questo caso la fiducia dei cittadini nello Stato è direttamente proporzionale alla capacità dello Stato di  tener fede agli impegni e la coesione sociale è una variabile di quella fiducia nelle istituzioni.

Il terzo elemento che ci fa considerare positivo il decreto-legge è il lavoro parlamentare che l’ha effettivamente migliorato.

E’stato importante il ruolo dei soggetti  auditi, è stato importante il ruolo della Commissione speciale, della Commissione bilancio e anche il ruolo del Governo. Nonostante il decreto-legge abbia attraversato una terra di mezzo, tra il Governo vecchio che andava via, quello nuovo che si insediava, una Commissione speciale che istruiva il provvedimento, un’altra di Bilancio che lo portava a compimento.

Dunque una valutazione positiva che va riconosciuta a tutti i soggetti che hanno lavorato senza però nascondere problemi che nella terra  di mezzo sono emersi. Ne cito uno che – guardate – non è tecnico. Lo cito perché è un problema politico.

Noi avevamo presentato alcuni emendamenti, mi riferisco all’inserimento nel decreto-legge del rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e anche dei contratti in scadenza della pubblica amministrazione. Sull’argomento il Ministro Grilli ci aveva detto che l’estraneità di materia era superabile se gli emendamenti avessero avuto adeguata  copertura. Al contrario ci siamo trovati di fronte, appunto nella terra di mezzo, al pronunciamento di inammissibilità degli emendamenti anche se più che adeguatamente coperti.

Sappiamo che il Governo si è impegnato entro venerdì a varare un decreto-legge sul rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, oltre che sull’Imu. Innanzitutto ripropongo all’attenzione del Governo la necessità del rinnovo dei  contratti della pubblica amministrazione in scadenza  a luglio.

In secondo luogo dico esprimo ora  per allora  una opinione netta. Se sono vere le ricostruzioni giornalistiche  sulla basi delle quali i finanziamenti di questi provvedimenti avvengono a carico delle scarsissime risorse che oggi esistono sul lavoro, non va bene. Riproponiamo le coperture che avevamo già proposto in sede di Commissione speciale.

Ma insisto: naturalmente il decreto-legge è migliorato. È migliorato perché sono state accolte le richieste di semplificazione delle procedure arrivate da più parti senza cedere al rischio che la semplificazione corrispondesse alla cancellazione delle regole e siamo riusciti nella definizione del decreto-legge a non cancellare regole importanti come la presentazione del DURC per riscuotere i crediti, ma contemporaneamente a semplificare le procedure.

È importante anche aver aperto il rubinetto del Patto di stabilità, ma su questo tema, onorevoli colleghi e signori del Governo, a noi spetta il compito non solo di commentare i guasti del Patto di stabilità. I guasti sono noti, il prezzo sociale della rigidità del Patto di stabilità è noto. È noto il fatto che da questo dipende il degrado di molte città. Ieri ad Agrigento è crollato il soffitto di un’altra scuola. Il degrado delle strade è conosciuto.

Ma a noi non compete di elencare  i problemi. Noi siamo i decisori, a noi compete il fatto di cambiare quel Patto di stabilità. Questo è un punto rispetto al quale non si può semplicemente continuare nella stessa direzione compassionevole.

Ed è per questa  ragione, siccome pensiamo che anche relativamente al decreto di cui stiamo parlando, se non si interviene sul Patto di stabilità, i debiti di cui discutiamo continueranno ad aumentare almeno fino a quando non si distinguerà tra spese per investimenti produttivi e spesa corrente, dicevo è per questa ragione che ieri abbiamo insistito molto sull’emendamento sostenuto dall’onorevole Fratoianni, con il quale avremmo voluto aumentare gli spazi di liquidità  per le Regioni agendo sul scorporo dai vincoli del Patto del cofinanziamento dei progetti europei.

Vi è una quarta ragione che ci fa dire di sì a questo decreto: esso determina una direzione di marcia della politica economica diversa rispetto al passato.

Ora, alcune forze politiche sostengono che noi possiamo approvare questo primo decreto grazie al risanamento che abbiamo alle spalle. Noi abbiamo un’opinione differente sia sul risanamento, l’Italia sta male e sta peggio, che sui tempi: pensiamo che questa scelta si potesse e si dovesse fare prima.

Tutti sanno che l’Europa, delle cui politiche economiche occorre modificare l’impianto culturale e politico, ci dà dei saldi, ma le scelte per ottemperare a quei saldi le fa la politica nazionale. È allora importante decidere che la direzione di marcia impressa da questo decreto è una nuova direzione della politica economica, di fronte al fallimento di quella precedente.

Infine, noi dunque votiamo a favore del decreto. Ci saremmo astenuti, lo abbiamo detto ieri, se non fosse stato cancellato il  taglio delle risorse della cooperazione. Guardate, non è solo per la cosa in sé -è proprio sbagliato togliere le già scarse risorse ad un impegno cosi importante- ma anche perché si possono trovare risorse, per esempio, dall‘aumento del tributo delle concessioni radiotelevisive, che avrebbe portato 105 milioni di euro, con i quali finanziare il Patto verticale delle regioni.Quindi, non vi era solo l’errore di cancellare i fondi per la cooperazione, ma la concreta  possibilità di trovare altre coperture.

Infine, naturalmente, quando noi parliamo di coperture, non parliamo di questioni tecniche, ma di questioni politiche. Infatti, se è vero come è vero che la crisi ha il suo fondamento nella disuguaglianza tra le persone nei Paesi e tra i Paesi, il tema delle coperture, cioè del dove si prendono i soldi e quale deve essere la direzione di marcia della politica economica, è una questione essenzialmente politica.

A seconda di dove si prendono i soldi, delle entrate del bilancio e delle uscite, si aumenta la disuguaglianza o si riduce la disuguaglianza. È per questo che, anche se è pur vero, come dicevano ieri il presidente della Commissione e anche il Governo quando abbiamo aperto  la discussione, che questo argomento, quello della riforma fiscale, non è tema del decreto; tuttavia questo è il nodo che ci troviamo di fronte: il nodo cioè della redistribuzione della ricchezza e di come si finanzia quella  diversa politica economica per uscire dalla crisi.

Anche il  discorso di insediamento del Presidente Letta pone oggettivamente  il tema delle risorse e delle scelte, di dove si prendono i soldi, se dalla patrimoniale, dalla tassazione sui grandi patrimoni, dalle rendite finanziarie o dalla tassazione sulle concessioni radiotelevisive, se, insomma, si debba agire su quelle scelte che riducono la disuguaglianza o su altre che, invece, la aumentano.

Per  questo noi abbiamo aperto ieri la discussione e la continueremo. Abbiamo notato accenti diversi nelle risposte dell’onorevole Causi e del sottosegretario Giorgietti . Naturalmente, la nostra opinione la conoscete.

Vi confermo dunque il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà e vi ringrazio .

 

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