Premessa
L’ultima settimana prima di Natale i lavori alla Camera sono stati totalmente dedicati alla discussione e approvazione della legge di stabilità su cui il Governo alla fine ha deciso di apporre la fiducia e su cui abbiamo espresso un giudizio fortemente negativo perchè inefficace, sorda, ai problemi del Paese e per tutte le ragioni che esprimiamo nel dettaglio più avanti.
Qui in premessa vale la pena di ricordare come un giudizio altrettanto negativo sia stato espresso dai Comuni per il pasticcio Imu, dalla Confindustria e dalle organizzazioni sindacali. Ma la legge di stabilità è per definizione il Manifesto della politica economica del Governo e dunque il coro di giudizi negativi su di essa, danno il quadro del clima intorno al Governo e rendono il suo futuro molto incerto, al di là delle della affermazione di prammatica del Presidente del Consiglio.
I lavori probabilmente continueranno anche sabato, domenica e lunedì per completare la discussione del dl Provincie e del decreto “salva Roma”. Se così sarà ne parleremo nella prima Nota del 2014.
Legge di stabilità
Questa legge di stabilità è un gran fallimento. Grazie al nostro lavoro parlamentare siamo riusciti ad ottenere alcuni cambiamenti in positivo: 50 milioni in più per il diritto allo studio, 50 milioni per il rifinanziamento dei contratti di solidarietà, 9 milioni in 3 anni per i corpi civili di pace per 500 giovani, 100 milioni per la cooperazione internazionale, un’emendamento sulla tracciabilità dei prodotti in agricoltura, un’emendamento che impedisce l’ulteriore impiego di risorse per gli F35, maggiori fondi per la lotta la dissesto idrogeologico, alcuni provvedimenti per i lavoratori socialmente utili. Nonostante queste piccole modifiche nel complesso questa manovra è inefficace per combattere la crisi che ancora, inesorabilmente, colpisce il nostro Paese. Più che una manovra economica è uno zibaldone di misure (spesso mosse dall’esigenza di soddisfare interessi particolari e clientelari dei vari gruppi) privo di una visione complessiva (caratteristica conclamata delle larghe e strette intese) e ancora, nonostante le parole di Letta contro i vincoli dell’Europa, succube dell’austerità. La priorità assoluta infatti non è affrontare i problemi di un Paese sempre più esasperato e impoverito, ma rientrare nel vincolo del 3% fra deficit e Pil imposto dall’Europa (vincolo che fra l’altro molti Paesi Europei stanno ricontrattando). Con questo obiettivo dunque si è rinunciato a qualsiasi misura efficace (noi avevamo proposto un “piano del lavoro” che tramite la messa in sicurezza di scuole e territorio, salvaguardia del paesaggio e del patrimonio artistico, l’efficientamento energetico degli immobili creasse lavoro nuovo e pulito) e si è invece optato per provvedimenti spot come: taglio del nucleo fiscale (cioè della differenza fra il costo che mediamente le imprese sostengono e il salario netto che entra nelle tasche del lavoratore stesso). Una misura che sarebbe idealmente utile ma su cui in realtà vengono investite pochissime risorse che si stima porteranno poche manciate di euro in più nelle tasche del lavoratore e quindi anche poco sollievo per le imprese; blocco del turn over e della contrattazione nel pubblico impiego, che si traduce in una misura depressiva che contiene la spesa ma blocca il ricambio generazionale di tutti i settori della PA ma in particolare di quelli della conoscenza e della ricerca e peggiora i servizi soprattutto per quanto riguarda la sanità; nessuna soluzione definitiva per gli esodati: avevamo proposto una soluzione generale che potesse coprire l’intera platea dei 390 mila lavoratori esodati indicati dall’INPS, si è optato invece per un allargamento della platea salvaguardata. Ancora una volta quindi non si pone rimedio a questo sopruso dello stato nei confronti dei lavoratori. Abbiamo chiesto per l’ennesima volta di correggere la legge Fornero anche sul capitolo che riguarda le armonizzazioni da cui sono stati esclusi ferrovieri e particolarmente i macchinisti perdurando nell’assurdo per il quale una categoria che ha una vita media di 64 anni subisce l’allungamento a 67 anni dell’età per accedere alla pensione, su questo siamo riusciti a fare passare un Odg che impegna il Governo a rivedere la legge al più presto. Si rifinanziano gli ammortizzatori sociali in deroga per 600 milioni di euro (insufficienti a coprire il fabbisogno stimato per il 2014). Non vi sono investimenti su scuola università e ricerca, nello stesso tempo però si trovano 400 milioni di euro per finanziare i policlinici universitari gestiti da università non statali ma non i soldi per gli specializzandi di medicina e delle altre discipline dell’area sanitaria. Per la quarta volta nel giro di 4 anni la tassazione sugli immobili cambia volto e nome passando da Imu a Trise. Oltre al nome cambiano però anche i contribuenti, la nuova tassa gestita dai comuni peserà infatti anche sugli inquilini. Alla fine l’Italia sarà l’unico Paese in Europa a non avere un’imposta patrimoniale sulla proprietà e una tassa sul patrimonio. Gli investimenti per combattere il dissesto idrogeologico sono irrilevanti (anche per la Sardegna colpita dal violento nubifragio il 18 novembre scorso), così come quelli per l’emergenza abitativa, per combattere la povertà, per incentivare l’energia e l’economia pulita. Ci sono però ingenti risorse per i sistemi d’arma, le missioni internazionali, i programmi per costruire e acquistare nuove armi e navi da guerra. Così come pochissime sono le risorse stanziate per il trasporto pubblico locale a fronte di un ingente rifinanziamento su piano quinquennale per opere come il MOSE o la TAV Torino Lione.
In definitiva una legge di stabilità che non rilancia l’economia ma che al massimo stabilizza la crisi e che non è nemmeno coerente con gli impegni che il governo aveva già preso (come nel caso della tragedia di Prato su cui viene bocciato un nostro emendamento che chiede l’assunzione di nuovi ispettori Inps per maggiori controlli). Dalla depressione economica non si esce con queste ricette, probabilmente questo lo sa anche il governo Letta ma le logiche politiche delle piccole imprese non permettono scelte forti.
La relazione di minoranza è stata fatta da Giulio Marcon. In discussione generale sono intervenuti Gianni Melilla e Giovanni Paglia. La dichiarazione di voto sulla fiducia è stata fatta da Gennaro Migliore. La dichiarazione di voto finale è stata fatta da Sergio Boccaduri.
Informativa su sull’evasione di un detenuto presso il carcere di Genova che usufruiva di un permesso premio.
Questa informativa è stata chiesta per il caso dell’evasione a Genova del pluriomicida Bartolomeo Gagliano. Quello che abbiamo chiesto è ovviamente che la ministra Cancillieri faccia tutto quello che è in suo potere per assicurare quest’uomo alla giustizia e per verificare le affermazioni apparse sui giornali del direttore del carcere di Genova in cui dice di non sapere che quest’uomo fosse un pluriomicida e quindi le eventuali responsabilità. Allo stesso tempo questo caso è stato utilizzato strumentalmente da lega e movimento 5 stelle per alimentare una polemica politica giustizialista insopportabile che punta a minare il percorso messo in campo dalla Ministra Cancellieri per migliorare le inumane condizioni in cui vivono i detenuti nelle nostre carceri, operazione politica a nostro parere inaccettabile e che abbiamo denunciato in aula esortando la Ministra ad andare avanti sulla strada che sta percorrendo. E’ intervenuto per il gruppo Luigi Laquaniti.
Colgo l’occasione per augurare a tutti auguri di buon Natale e felice anno nuovo.