Nota sui lavori parlamentari settimana dal 27 al 30 Luglio

By July 31, 2015 Lavoro parlamentare

Nota sui lavori parlamentari

Settimana dal 27 al 30 Luglio

Premessa

Nella settimana alla Camera sono state approvate due mozioni, un decreto e disegni di legge. Ma l’attenzione politica si è concentrata altrove: sulla situazione di  Roma complicata su tutti i fronti – da quelli politici a quello d’ordine pubblico a quelli della mobilità per finite all aeroporto, ai voti inaspettati espressi dal Senato sulla delega al governo per la riforma del canone Rai o sull’ipotesi degli arresti domiciliari per il senatore Azzolini.

Più di altri però mi colpiscono le discussioni della settimana sul consenso intorno al sindacato sollevato da 2 fatti: l’assemblea di Pompei, che ha tenuto fuori dal sito per ore i turisti, allo sciopero proclamato in Alitalia da un sindacato di piloti. Colpisce il fondo rude con cui Padellaro sul “Fatto quotidiano” propone il tema dell’ostilità diffusa nei confronti del sindacato invitandolo a “fare qualcosa” per risalire la china. Così come colpisce che nella vulgata comune a Pompei si sia scioperato (ma di assemblea autorizzata si trattava) e che da quell’episodo sia partita una meta-discussione sul diritto di sciopero e sulla necessità di regolarlo ignorando l’esistenza di una legge, la 146/90 che regolamenta lo sciopero nei servizi pubblici e di regole di preavviso e di codici di autoregolamentazione che definiscono periodi in cui nei servizi pubblici non è possibile scioperare (vacanza estive Pasqua e Natale). Il che da il senso dell’ampiezza dell’ostilità richiamata da Padellaro.

Intanto penso che sarebbe giusto portare a termine la discussione in Parlamento aperta da anni – e non conclusa certo non per colpa delle organizzazioni sindacali- sulla legge sulla rappresentanza: per misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali e per garantire ai lavoratori e alle lavoratrici il diritto di votare su piattaforme sindacali e accordi. Premessa indispensabile per affrontare il tema della soglia di rappresentatività necessaria per proclamare uno sciopero posto dal ministro Del Rio “alla tedesca”. Poi servirebbe ricordare la lezione di Trentin sul rapporto tra lavoratori e cittadini e tra sindacati e politica. Servirebbe alla politica e anche al Sindacato.

Mozioni Locatelli, Zampa, Bergamini, Binetti, Galgano, Gigli, Spadoni, Nicchi, Gebhard, Giorgia Meloni, Bechis ed altri n. 1-00553 e Rondini ed altri n. 1-00945: Iniziative in ambito internazionale in relazione al fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori

Sono 14 milioni ogni anno i matrimoni precoci e forzati nel mondo e il dato è in continuo aumento. Stiamo parlando di spose bambine costrette a sposarsi al di sotto dei 18 anni, ma spesso già dall’adolescenza e in taluni casi già dall’età di 8-10 anni. Nei quattro Paesi in cui i matrimoni precoci sono più diffusi (Niger, Ciad, Bangladesh e Guinea), oltre il 60 per cento delle minorenni sono già sposate. Ma anche nell’Asia meridionale si toccano percentuali superiori al 45 per cento. Sono dati allarmanti che riguardano il sud del mondo, ma anche i Paesi industrializzati e anche l’Italia, dove si stima che siano circa 2 mila le minorenni nate nel nostro Paese da famiglie immigrate che sono costrette a sposarsi negli Stati di origine dei propri genitori. Sono bambine e ragazze a cui viene negato prima di tutto il diritto alla salute e all’instruzione. Frequenti sono infatti gli abusi fisici e psicologici, la diffusione di malattie come l’Hiv e la morte durante il parto della madre (si stima di oltre 50 mila ragazze) e nel 50% dei casi dei bambini. Una seconda terribile violazione dei diritti è l’esclusione dall’istruzione che si accompagna alla privazione dei diritti della salute. Le spose bambine, infatti, sono sempre costrette ad abbandonare la scuola. Oltre a portare ignoranza e morte, i matrimoni precoci rubano di fatto l’infanzia a milioni di bambine, incidono negativamente sullo sviluppo verso l’età adulta, infrangono le speranze nel futuro e nella possibilità di diventare donne adulte, equilibrate, sane ed istruite. È quindi fondamentale sostenere le campagne internazionali nonché i progetti e i programmi di cooperazione internazionale che puntano a prevenire e contrastare questo fenomeno.

Mozioni Pellegrino ed altri n. 1-00815, Stella Bianchi ed altri n. 1-00941, Busto ed altri n. 1-00951, Palese ed altri n. 1-00953, Matarrese ed altri n. 1-00954, Segoni ed altri n. 1-00955 e Allasia ed altri n. 1-00961: Iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015

Dobbiamo prendere atto del consenso unanime della scienza sul fatto che esiste un effetto riscaldamento globale che ha un impatto sullo variabilità naturale del clima: il 99 per cento degli scienziati dice che i cambiamenti climatici in atto sono dovuti all’attività umana ed essenzialmente all’uso di combustibili fossili, carbone e petrolio e gas per primi.

La priorità quindi è ridurre le emissioni di gas serra e, in particolare, fermare il carbone. Il carbone è in assoluto il combustibile fossile più pericoloso. Quindi, dobbiamo fermare ogni nuova centrale a carbone e chiudere quelle esistenti nell’arco dei prossimi due decenni. Ma è importante che tutto questo avvenga in una cornice globale, non possiamo certo immaginare che un Paese da solo possa risolvere ciò che è una questione globale. Per questo il vertice Parigi delle Nazioni Unite è una tappa fondamentale. A Parigi nel dicembre di quest’anno dovrà essere raggiunto un accordo globale vincolante di riduzione delle emissioni di gas serra che ci consenta di contenere riscaldamento globale entro la soglia di 2 gradi di aumento della temperatura media globale rispetto ai periodi precedenti alla rivoluzione industriale. Nel semestre di Presidenza italiana, ottobre 2014 il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo ha adottato il pacchetto clima energia al 2030: 40 per cento di emissioni di CO2 in meno al 2030, rispetto al 1990, almeno 27 per cento in più di rinnovabili e di efficienza energetica. Con questa mozione si chiede al Governo di continuare il suo impegno insieme agli altri Paesi dell’Unione europea, per arrivare a Parigi ad un accordo globale vincolante, che sia effettivamente in grado di contenere il riscaldamento globale nella soglia dei 2 gradi entro il 2020.

Ratifiche

Sono state approvate le seguenti ratifiche: Accordo di libero scambio tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall’altra; Disegno di legge di ratifica: Accordo di associazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall’altra (A.C. 3027-A); Accordo con il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa (A.C. 1924-A); Accordo di associazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall’altra (A.C. 3131-A)

Informativa urgente del Governo sulla posizione assunta nell’ambito dell’Eurogruppo del 12 luglio scorso con riguardo alla situazione economico-finanziaria della Grecia e sugli intendimenti in merito alla ristrutturazione del debito sovrano

Il Ministro dell’economia Padoan ha riferito in aula sulla crisi Greca e sul lavoro fatto dal Governo Italiano per chiudere l’accordo per la ristrutturazione del debito greco. Nonostante si sia evitata la tragica prospettiva dell’uscita della grecia e quindi del collasso economico e politico dell’Europa, è chiaro che così com’è l’Europa prensenta enormi limiti che creano sfiducia e allontanamento dei cittadini dall’Unione e il rafforzamento di quelle forze politiche populiste che in tutta Europa spingono per l’uscita dalla comunità. Il ruolo del governo Italiano deve essere quello di spingere per puntare su un altro modello di Europa, occorrerà chiedere agli Stati membri di varare, accanto alle riforme strutturali, misure di stimolo immediato della ripresa economica, per esempio, attuando finalmente quanto previsto dal piano Juncker, e investire in settori ad alto potenziale di crescita, quali le infrastrutture, e fare ogni sforzo per scomputare dai vincoli del Patto di stabilità le spese per gli interventi finanziati con i Fondi comunitari e, in prospettiva, lavorare perché si vada sempre di più verso l’emissione di titoli per sostenere programmi di investimento e di modernizzazione del sistema produttivo. Insomma l’Europa deve rafforzare le sue istituzioni e assumere posizioni collegiali su tutte le maggiori questioni di attualità politica; l’Italia può svolgere in questo quadro una funzione fondamentale.

Discussione del disegno di legge: S. 1997 – Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all’operazione militare dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED (Approvato dal Senato) (A.C. 3249)

Dopo aver respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni è stato approvato il decreto legge che autorizza la partecipazione italiana ad una missione aeronavale nel Mediterraneo centro-meridionale. Questa missione ha assunto la denominazione EUNAVFOR MED, che rappresenta un complesso percorso politico che si è reso necessario per realizzarla. Stiamo parlando di uno schieramento aeronavale al quale partecipano, oltre all’Italia, 13 Paesi membri dell’Unione europea attraverso l’invio di mezzi e la partecipazione ai costi della missione in termini finanziari. Il Governo italiano non ha mai perso l’occasione per richiamare i suoi organismi alle responsabilità di fronte ad un fenomeno che non può avere risposte da un solo Paese, che non può essere classificato come transitorio o emergenziale, e che perciò deve essere affrontato dall’Europa nella sua dimensione continentale e non spezzettato in responsabilità dei singoli Stati o addirittura negato nella sua dimensione epocale pensando di poterlo esorcizzare erigendo muri o proponendo risposte che derivano da sentimenti e pregiudizi razzisti trasformati in propaganda politica. Ebbene questa Europa ha dato con la decisione di autorizzare EUNAVFOR MED una prima, parziale, limitata, migliorabile ma politicamente importantissima risposta. Questa decisione esprime una prima concreta attuazione al principio di una responsabilità comune dell’Europa di fronte ad una tragedia epocale qual è l’emigrazione dal continente africano verso quello europeo. Questa missione navale, al di là dei suoi limiti e degli obiettivi che potrà raggiungere, deve essere considerata, infatti, un punto di partenza per una diversa politica europea che sviluppi sempre di più un impegno comune.

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