Il mio intervento sull’occupazione giovanile in aula

By August 8, 2013 Lavoro parlamentare

Signor Presidente, grazie anche al Governo, voglio dire subito al sottosegretario Dell’Aringa che non condivido le cose che lui ci ha detto, però ho apprezzato moltissimo il fatto che ci sia stato un ascolto vero e un’interlocuzione vera con il dibattito che si è tenuto, e di per sé questo, a mio avviso, è molto apprezzabile. Avrei voluto poter dire la stessa cosa di quello che non è successo invece; ieri in Commissione – lei, sottosegretario, sa, perché c’era – è successo un fatto grave, perché ci è stato detto che per trasparenza si comunicava subito che gli emendamenti dell’opposizione sarebbero stati tutti bocciati.

Allora, al di là del fatto che forse il sostantivo da usare era franchezza e non trasparenza, cioè in modo franco, però tra la franchezza e l’arroganza c’è un confine, e non superarlo è un problema della maggioranza perché è la maggioranza che ha i numeri, è la maggioranza che deve avere cura di quel rapporto democratico che è nelle sue mani, più che nelle mani dell’opposizione. Allora era della maggioranza forse la preoccupazione di far arrivare questo decreto-legge in tempo utile alla Camera, perché fosse esaminato. Soprattutto, colleghi, Governo e Presidente della Camera, quando si decide, per franchezza, e si dice che gli emendamenti verranno tutti bocciati, bisogna assumersene la responsabilità; si chiama fiducia, e la fiducia si mette e si paga il prezzo per averla messa. Non si fa una sfiducia strisciante.

Ora, non penso che questo sia il modo, colleghi e colleghe della maggioranza, per affrontare, risolvere e chiudere gli occhi rispetto ad una difficoltà che la maggioranzaha, non è in questo modo che si dimostra l’efficacia e l’efficienza dell’azione di Governo. Io lo so che lo sappiamo tutti, ma il problema della politica di oggi è che pur sapendo le cose si fa il contrario; io francamente faccio un po’ di fatica a trovare un modo per tenere insieme il fatto che tutti sappiamo tutto ma non cambia nulla, la responsabilità non produce atti conseguenti, allora…

 

PRESIDENTE. Deputati, dovete abbassare cortesemente il tono della voce.

 

TITTI DI SALVO. La ringrazio, Presidente, ma non si preoccupi. Dicevo, venendo al merito degli emendamenti e al loro senso, nel decreto ci sono poche risorse, colleghi della Lega Nord, il problema non sono le risorse che ci sono per il Mezzogiorno, intanto perché il Mezzogiorno è un tema nazionale, è un interesse nazionale, ma perché quei soldi sono lì perché sono destinati dall’Europa al Mezzogiorno, come diceva ieri, spiegandolo bene, l’onorevole Buttiglione. Quei soldisono vincolati, hanno una destinazione precisa, ma sono pochi, sono poche le risorse. Soprattutto, l’idea che pervade tutto il decreto-legge, nella parte sul lavoro, che si possa con gli incentivi creare lavoro, non è vera, è sbagliata. Anche questa è una verità assodata, assoluta.

Non soltanto il professor Boeri quantifica in 28 mila le unità di lavoro in più che potrebbero essere create da questi incentivi, ma anche il Ministro Giovannini – lo ricordava lei, sottosegretario, quando diceva che non si crea lavoro con un decreto-legge – ci ha detto in Commissione che lo sviluppo di questo Paese e l’uscita dalla crisi presuppone una politica industriale, presuppone politiche di sistema, non certo politiche del lavoro, costruitein questo modo.

E, ancora, voglio sottolineare un punto: i piccoli passi. Si dice che questo provvedimento non è sufficiente, però si comincia. I piccoli passi sono una teoria che viene sempre brandita come una clava nei confronti di una proposta, che si riterrebbe riformista. Quindi, viene detto a chi si riterrebbe estremista: guarda, ci sono i piccoli passi. Il problema, invece, non è questo: intanto, i piccoli passi devono essere nella giusta direzione perché, se ci fossero piccoli passi nella direzione sbagliata, sarebbe un problema. Ma nel decreto- legge, colleghi e colleghe, il punto è che non si capisce qual è la direzione, qual è la visione prevalente.

Tre esempi: i piccoli passi sono nella direzione del premiare il lavoro stabile (articolo 1), oppure del premiare il lavoroinstabile e la precarietà (articolo 7) ? Sonoper premiare la formazione, evocata ? Perché poi, con riguardo all’apprendistato, si cancella il contenuto formativo – e non in deroga – per sempre. Quindi, cosa vuol dire l’apprendistato, che diventa la forma vera di ingresso nel lavoro, ma privato dei suoi contenuti ?

E, ancora, la direzione qual è, quando si parla di responsabilità solidale nei confronti degli appalti ? L’articolo 9 è un articolo serio: si comincia dicendo che c’è una responsabilità del committente nei confronti delle commesse e delle persone, in contraddizione con quanto previsto nel « decreto del fare », secondo noi positivamente, però si esclude da quella responsabilità la pubblica amministrazione. Ma guardiamoci negli occhi: chi fa gli appalti, se non la pubblica amministrazione? Cosa vuol dire evocare la responsabilità solidale negli appalti e non negli appalti pubblici ? Se sono pubblici gli appalti, di cosa stiamo parlando ? Qual è la visione e qual è la direzione di marcia ? Nomino soltanto – è già stato detto in discussione generale – quanto detto a proposito delle coperture fatte attraverso la tassazione sulle sigarette elettroniche e anche il dispiacere – noi voteremo contro; verrà detto successivamente – di non poter apprezzare cose anche positive che ci sono nel decreto-legge, per questa abitudine, anche questa, da tutti recriminata, ma continua, di decreti omnibus, nei quali c’è un po’ di tutto. Tre le cose positive,nomino la possibilità per le imprese discontare i propri crediti, anche se forse anche a tal proposito probabilmente si dovrebbe trovare un modo che renda più appetibile alle banche questa possibilità.

Noi abbiamo presentato un emendamento in questo senso. Infine, noi non siamo di fronte a una svolta copernicana e questo potrebbe anche prevedere il fatto che l’opposizione calibri i decibel di questa sua opposizione, perché non è una svolta copernicana, ma vedete ci sono due cose che per noi meritano l’opposizione. La prima: nell’articolo 7, dove si ripropone l’idea secondo la quale l’occupabilità presuppone la precarietà e questo, a nostro avviso, è smentito dall’evidenza. Lo dice l’OCSE, ed è uno dei problemi del fallimento delle politiche dell’austerity europea e del fallimento della politica economica italiana. Quindi, questo, di per sé, merita l’opposizione. Poi, lo merita anche l’asimmetria fortissima che c’è tra l’aspettativa delle persone, degli esodati, e i soldi per la cassa integrazione in deroga che mancano. Lei parlava, sottosegretario, di classifiche e graduatorie europee, ma noi siamo il Paese che è al secondo posto negativamente per il tasso di disuguaglianza: il nostro tasso di disuguaglianza è aumentato, siamo secondi dopo l’Inghilterra. Ecco, merita l’opposizione, il voto contrario, l’asimmetria tra tutto questo e l’evocazione del decreto, che non fa un passo nella direzione giusta – come ho provato a dire – e che non si pone, una volta di più, il problema. Non si esce dalla crisi, senza affrontare il nodo della redistribuzione della ricchezza nel Paese. È un nodo, colleghe e colleghi, che a nostro avviso questo Governo non è strutturalmente in grado di risolvere, perché nel Governo convivono su questo punto – spero convivano – due idee diverse (spero convivano due idee diverse) e c’è quindi questo problema strutturale in questo Governo sulla redistribuzione della ricchezza.

Ai problemi vecchi se ne aggiungono di nuovi, recenti recenti, e quindi questo problema non si risolverà e noi temiamo che in questo modo dalla crisi non si uscirà. Quindi, siamo qui a rappresentare il dissenso rispetto a queste politiche.

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