Nota sui lavori parlamentari Settimana dal 6 al 10 Giugno

By June 10, 2016 Lavoro parlamentare

Premessa 

Nella settimana dopo il primo turno delle elezioni amministrative la Camera ha approvato in prima lettura un importante disegno di legge sulla trasparenza e la democrazia dei partiti, in attuazione del articolo 49 della Costituzione e un secondo disegno di legge altrettanto significativo sul reato di negazionismo che prevede il carcere per chi nega la Shoah, il massacro nazifascista del popolo ebraico. Anche su quest’ultimo il M5s si è astenuto!
L’esito delle elezioni ha naturalmente monopolizzato la discussione politica in relazione ai prossimi ballottaggi e con interpretazioni spesso distanti sia dai risultati numerici che dal carattere, appunto amministrativo, del risultato elettorale.
– la prima cosa da sottolineare è l’impossibilità di trarre conclusioni generali dai risultati elettorali delle singole città.
Perfino sul calo dei votanti occorre rilevare in controtendenza l’affluenza a Roma.
Il M5S canta vittoria per l’affermazione a Roma e il buon risultato a Torino (comunque 11 punti indietro rispetto a Fassino sindaco attuale) ma si è presentato soltanto in 250 comuni dei 1300 in cui si votava e secondo l’Istituto Cattaneo arretra rispetto alle elezioni politiche del 2013.
La Lega indica il risultato della sua candidata che va al ballottaggio a Bologna ma a Roma si ferma al 2,7 per cento, non sfonda al Sud e soprattutto non sfonda il suo cavallo di battaglia, quello della paura dell’invasione di migranti da cui difendersi.
Il centrodestra  mostra impietosamente la sua confusione strategica, ma a Milano il suo candidato ottiene un risultato molto significativo.
Sinistra italiana subisce una sconfitta politica molto seria, soprattutto molto diversa dalle sue aspettative con la conferma in questo modo della distanza del suo gruppo dirigente  dalla percezione della realtà.
Il Partito Democratico – al di la di risultati diversi nelle diverse città – rimane l’unico partito nazionale cardine della democrazia italiana. Nonostante i problemi che emergono soprattutto in alcune zone del Paese e che sarebbe veramente sbagliato sottovalutare.
Ma soprattutto i risultati elettorali riportano abbastanza fedelmente il sentimento dei cittadini in relazione alla qualità della loro amministrazione.
Da questo punto di vista l’esito elettorale a Roma è particolarmente significativo ed è segnato fortemente dalle difficoltà della città, dalle eredità dell’amministrazione Marino e dagli effetti sulla credibilità della politica di Mafia capitale. E contemporaneamente il risultato di Roberto Giachetti parla della voglia di riscatto del Partito Democratico che orgogliosamente ha ricominciato il proprio cammino.
– la seconda considerazione la vorrei fare sulla sottolineature venuta da più parti sull’affermazione di giovani donne in tante città importanti. Per ricordare che dietro quelle affermazioni ci sono molte cose:
– la legge elettorale che prevede per le elezioni comunali la doppia preferenza. E anche per le elezioni politiche con l’Italicum si prevede sia nella composizione delle liste che nell’attribuzione dei collegi il rispetto della parità di genere nel primo caso e della norma antidiscriminatoria nel secondo. Cioè ci sono scelte della politica che favoriscono l’emersione di leadership femminili, scelte conquistate dall’impegno ostinato e paziente di tante donne;
– rotture di modelli a cui ha contribuito fortemente l’ attuale governo nel quale giovani donne hanno ruoli molto importanti
– poi molta strada c’è ancora da fare. Perché la maternità sia una libera scelta e (come ha detto la madre di Sara, la studentessa bruciata dall’ex fidanzato incapace di accettare la fine della loro relazione) a 70 anni dal voto alle donne, perché le donne siano veramente libere.

Testo unificato delle proposte di legge: Marco Meloni ed altri; Fontanelli ed altri Formisano; Lorenzo Guerini ed altri; Palese; Roberta Agostini ed altri; Zampa; D’Alia; Roccella ed altri; Centemero; Carloni ed altri; Gigli ed altri; Parrini ed altri; Quaranta ed altri; Mazziotti Di Celso ed altri; Toninelli ed altri; D’Attorre ed altri; Mucci e Prodani; Vargiu ed altri; Cristian Iannuzzi; Misuraca; Pisicchio: Disposizioni in materia di partiti politici. Norme per favorire la trasparenza e la partecipazione democratica (A.C 2839-3004-3006-3147-3172-3438-3494-3610-3663-3693-3694-3708-3709-3724-37 31-3732-3733-3735-3740-3788-3790-3811-A)

La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura il testo unificato delle proposte di legge abbinate recante “Disposizioni in materia di partiti politici. Norme per favorire la trasparenza e la partecipazione democratica”. La discussione sull’articolo 49 della Costituzione, che stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, ha attraversato il dibattito politico dalla Costituente ad oggi. I partiti restano disciplinati dalle norme relative alle associazioni non riconosciute, lasciando così agli accordi degli associati il ruolo di vera fonte regolatrice dell’organizzazione collettiva, come previsto dal codice civile. L’obiettivo è quindi quello di promuovere nell’attività dei partiti la trasparenza e la democraticità, nella selezione delle candidature e nella partecipazione alle elezioni politiche, nonché di favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica, ponendosi in linea di continuità con la legge n. 96 del 2012, che ha introdotto diverse norme in materia di trasparenza dei bilanci dei partiti, e con il decreto-legge n. 149 del 2013, il quale ha abrogato la contribuzione pubblica diretta sostituendola con un nuovo sistema di finanziamento basato sulle detrazioni fiscali delle donazioni private e sullo strumento della destinazione volontaria del due per mille dell’IRPEF.
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Proposta di legge: S. 54-B – D’iniziativa dei senatori: Amati ed altri: Modifica all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n.654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale

A differenza del revisionismo, che sulla base di nuove fonti e modelli interpretativi tende a reinterpretare determinati fatti della Storia in modo diverso o contrario a quello comunemente accettato, il negazionismo si spinge fino a negare la realtà storica di alcune vicende, nonostante esse siano state accertate sulla base di documenti, testimonianze e prove materiali del tutto evidenti e inoppugnabili.
Il caso più clamoroso – e odioso – di questo atteggiamento riguarda i crimini commessi dal nazismo e la Shoah, lo sterminio di milioni di ebrei nel corso della seconda guerra mondiale.
Uno sterminio che i “negazionisti” – tra i principali e più discussi ci sono il francese Robert Faurisson e l’inglese David Irving, mentre tra gli italiani si può citare Carlo Mattogno – sostengono non sia mai avvenuto, minimizzando la portata di quel che accadde o rifiutandolo del tutto: non è vero che Hitler abbia mai pianificato un’azione di questo tipo, non è vero che lager come quello di Auschwitz-Birkenau fossero adibiti all’eliminazione quotidiana di migliaia di ebrei – e di prigionieri politici, zingari, omosessuali – e non è vero che a questo scopo fossero in funzione camere a gas e forni crematori. L’Olocausto sarebbe dunque solo un “mito” costruito dagli Alleati e dall’Unione Sovietica per garantire i propri interessi geopolitici alla fine del conflitto, con il pieno sostegno del popolo ebraico desideroso di giustificare la creazione dello Stato di Israele.
Si tratta di posizioni talmente infondate e aberranti che è impossibile farle rientrare nella categoria delle “correnti storiografiche”. Il negazionismo – nel caso della Shoah, perché poi esso è purtroppo applicabile a diversi genocidi e crimini contro l’umanità – è ben altro: è una forma di vero e proprio antisemitismo, è un tipo di propaganda ideologica basata sull’odio, è una grave lesione al diritto alla tutela della dignità della persona.
Individuare le forme migliori per frenare e sconfiggere il diffondersi di queste teorie è dunque un compito delle istituzioni democratiche che, al tempo stesso, per loro stessa natura, hanno il dovere di salvaguardare il pieno diritto alla libertà di opinione.
In tal senso, con questo provvedimento non si intendono colpire le opinioni, ma coloro che, in nome di teorie negazioniste, istigano alla violenza o commettono e conducono degli atti di violenza. Approfondisci qui

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