Premessa
Questa settimana la Camera ha approvato la Ratifica dell’accordo fra Governo italiano e francese sulla linea ferroviaria Torino-Lione e una relazione al parlamento per approvare misure che hanno l’obiettivo di favorire la stabilità finanziaria e la solidità del sistema bancario, di seguito i dettagli.
Colgo l’occasione per augurare a tutti e a tutte buone feste, dandovi appuntamento alla ripresa dei lavori parlamentari nel 2017.
Disegno di legge: S. 2551 – Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, fatto a Parigi il 24 febbraio 2015, e del Protocollo addizionale, con Allegato, fatto a Venezia l’8 marzo 2016, con annesso Regolamento dei contratti adottato a Torino il 7 giugno 2016 (A.C. 4151)
A conclusione di una procedura iniziata molto tempo fa (il primo vertice per l’avvio degli studi preliminari risale al 1990) è stato approvato l’accordo di esecuzione della linea ferroviaria Torino-Lione. Un’opera di interesse europeo e comunitario, nata e pensata per unire e sviluppare l’Europa; di forte valore strategico per lo sviluppo e le comunicazioni fra Nord-Ovest dell’Italia, la Pianura Padana e il resto dell’Europa. Un’opera a favore di un mezzo più ecologico come il treno, che ridurrà l’inquinamento e le emissioni di gas serra; che passa dalla Val di Susa non per fare un dispetto, ma perché le alternative avrebbero tagliato fuori Torino e tutto il Nord-Ovest. Soprattutto all’inizio del progetto molti sono stati gli errori di gestione – soprattutto fatti durante i Governi di centrodestra, sia nazionali che regionali – che hanno esasperato gli animi. Il primo progetto di tracciato era davvero inaccettabile, e per molto tempo non si sono create le condizioni per un dialogo. Molti erano i comuni che consideravano sbagliato quel tracciato; ma da allora, soprattutto con la nascita dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, moltissimo è cambiato, e il progetto attuale non ha nulla a che fare con il primo. I lavori dell’Osservatorio sono cominciati il 12 dicembre 2006, ha tenuto ad oggi 240 sessioni di lavoro, 300 audizioni, di cui 70 internazionali; ha costituito 12 gruppi di lavoro sui temi specifici per ulteriori altre 50 sessioni di lavoro; ha prodotto nelle diverse fasi documenti condivisi di analisi, e i documenti tecnici alla base della revisione del progetto. Nel corso di questo lavoro sono state raccolte proposte ed istanze del territorio e degli enti locali, dando centralità ai vincoli derivanti dalle caratteristiche territoriali e ambientali delle aree coinvolte. Il traffico ferroviario sull’asse italo-francese è fondamentale per l’Italia, infatti la linea storica non è adeguata al trasporto ferroviario moderno di merci e passeggeri. Il 30 per cento dell’intero interscambio economico dell’Italia passa dalla direttrice verso la Francia, dalla penisola iberica e dall’Inghilterra e non può essere affidato alla vecchia linea ferroviaria di valico, con la galleria più alta d’Europa (1339 metri), abbandonata dalla gran parte degli operatori ferroviari per i costi di utilizzo, a causa della pendenza, della tortuosità, della sagoma, della sicurezza. Realizzare la nuova linea toglierà dalla strada almeno un terzo dei mezzi pesanti, riducendo le emissioni di gas a effetto serra nelle valli alpine.
Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell’articolo 6, comma 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII-ter, n. 1)
La tutela dei risparmiatori e il rilancio del credito sono le finalità che stanno guidando l’azione del Partito democratico. Non si tratta di fare gli interessi delle banche ma di favorire la stabilità finanziaria e la solidità del sistema affinché possa assolvere alla sua principale funzione: soddisfare i bisogni dell’economia, trasmettendo credito alle imprese e ai cittadini.
Con la Relazione al Parlamento approvata, si autorizza il Governo a emettere titoli del debito pubblico al fine di reperire 20 miliardi di euro da utilizzare, qualora non avesse successo una operazione affidata al solo mercato, per provvedimenti necessari a garantire la stabilità economico-finanziaria del Paese, il rafforzamento patrimoniale del sistema creditizio e la protezione del risparmio nell’eventualità di una o più crisi nel settore bancario, assicurando:
a) un adeguato livello di liquidità del sistema bancario per ripristinare la capacità di finanziamento a medio-lungo termine, anche attraverso la concessione delle garanzie dello Stato su passività delle banche italiane
b) un programma di rafforzamento patrimoniale delle banche italiane mediante interventi per la ricapitalizzazione che prevedono anche la sottoscrizione di nuove azioni.
In particolare, gli interventi del Governo avrebbero lo scopo di ripatrimonializzare banche che non presentano problemi di solvibilità ma che non hanno superato i test di resistenza a ipotetici scenari avversi e di garantire l’accesso alla liquidità in caso di tensioni su questo fronte, una situazione, pertanto, completamente diversa da quella dello scorso anno relativa alle “quattro banche”, che erano ormai in una condizione di commissariamento e di fallimento di fatto.
Si tratta di un intervento eventuale e una tantum con finalità precauzionali, che non determinerebbe, in ogni caso, effetti sul deficit, essendo una operazione circoscritta alle partite finanziarie (si emette debito per acquisire partecipazioni di pari importo che entrano nel patrimonio pubblico): si tratta, quindi, di risorse che non si sarebbero potute destinare a diverse finalità di spesa (ad esempio di carattere sociale), perché in tal caso sarebbero state contabilizzate sui saldi di finanza pubblica.
Coerentemente con quanto fatto finora, prosegue la nostra azione finalizzata alla ristrutturazione e alla innovazione della normativa italiana concernente l’intero sistema bancario, con l’obiettivo di rafforzarlo, renderlo più resistente agli shock e mettere gli istituti nelle condizioni di finanziare adeguatamente l’economia reale per sostenere la crescita.