Nota sui lavori parlamentari settimana dall’8 al 12 Febbraio

By February 13, 2016 Lavoro parlamentare

 

Premessa

Nella settimana la Camera ha approvato il disegno di legge così detto “milleproroghe” che proroga appunto i termini previsti da alcune disposizioni legislative; due mozioni, una per combattere la violazione dei diritti umani e il riarmo nucleare in Corea del Nord e l’altra per garantire i diritti dei lavoratori frontalieri; alcune autorizzazioni all’uso delle intercettazioni telefoniche nei confronti di persone, tra cui Silvio Berlusconi, coinvolte a vario titolo in procedimenti per fatti accaduti quando quelle persone erano parlamentari.

Ma tutta l’attenzione politica di nuovo si è concentrata sul dl Cirinnà all’esame del Senato. D’altra parte non si tratta di un dibattito astratto. Il disegno di legge parla della vita delle persone e segna un confine tra chi la legge include e chi esclude dalla piena cittadinanza. Per questo il rispetto per le opinioni di tutti, l’ascolto che la politica ha il dovere di prestare nei confronti delle opinioni espresse, non può assolverla dal dovere di scegliere, senza rinvii e senza stralci.

In ogni caso non aiuta le ragioni dei contrari alla legge Cirinnà falsarne obiettivi, senso e contenuti. Perché che si tratti di una legge che toglie l’Italia dalla lista dei Paesi arretrati sui diritti civili e la posizioni invece in un mondo fatto di libertà e diritti, è scontato. È la mancanza di una legge sulle unioni civili la ragione per cui da lungo tempo l’Europa ci ammonisce, così come per l’assenza di una legge contro l’omofobia, ferma da troppo tempo al Senato. Continuare a dire che la step child adoption è il “lascia passare” per le adozioni per coppie dello stesso sesso e soprattutto per la pratica del così detto utero in affitto, che sarebbe meglio chiamare maternità per altri (già illegale in Italia), è un’affermazione che si discosta del tutto dai contenuti e dagli obiettivi della legge.

Ma nella discussione c’è in realtà una questione più profonda sul senso della famiglia e su un intero sistema di valori aperta anche a sinistra da chi ha sottolineato il rischio per la sinistra stessa di finire schiacciata sui diritti e libertà individuali, subendo quella deriva nichilista che determina l’incapacità di visione sul mondo. E’ un giudizio duro, pesante per l’autorevolezza di chi lo pronuncia. Che però non mi convince. Per due ragioni.

In primo luogo il Partito Democratico nasce dall’ammissione dei limiti delle culture riformiste nella interpretazione della modernità. E il rapporto tra diritti, libertà individuali e ordine sociale è tra i dilemmi che propone il tempo nuovo. Quello stesso dilemma che il femminismo ha provato ad affrontare proponendo un nuovo paradigma, partendo dalla riflessione sui desideri e le libertà individuali come lenti con cui analizzare i bisogni di tutti.

L’affermazione dei limiti non produce automaticamente una nuova capacità di interpretazione del mondo e dei suoi conflitti e il Partito Democratico è tutt’ora alla ricerca delle risposte più efficaci. La difficoltà del socialismo europeo e dell’Europa nel ritrovare politiche coerenti con le sue ambizioni originarie, con la sua missione, è un chiaro esempio della complessità che contraddistingue questa ricerca. Sappiamo però che la direzione è quella giusta. E questo -in verità prudente -disegno di legge ne è un esempio: sintesi di approcci diversi, ancorata solidamente all’articolo 2 della Costituzione, che interpreta la modernità senza cedimenti e relativismi etici perché sceglie l’interesse dei bambini come obiettivo cui subordinare le scelte.

In secondo luogo le persone scese in piazza per il family day rivendicano un’idea di famiglia di una parte del mondo cattolico, come ha spiegato l ‘Agesci, non di tutto.

Anche per questo appare sorprendente il monito del cardinale Bagnasco, oltre che perché espressione di una visione assai distante da quella separazione di ruoli tra stato e chiesa su cui si fonda la nostra Costituzione laica. D’altra parte, ancora di più della volgarità che ha segnato parte della discussione al senato sul dl Cirinnà e delle giravolte del M5s, quel monito dà la misura del conflitto aperto e contemporaneamente dimostra come sia vicina al traguardo l’approvazione della legge. Un traguardo che sarebbe e sarà storico per gli ostacoli che ha dovuto affrontare per decenni, indispensabile come e più di altre riforme per la modernità del Paese: di sinistra nel senso più pieno. Quello del cambiamento e del progresso che si realizza attraverso l’estensione dei diritti. Certo l’idea di modernità non è una sola. Per questo però tutti dovrebbero valutare la fisionomia della piazza del 23 Gennaio‬ e del presidio permanente dei giorni successivi davanti al Senato pieni entrambi di ragazzi e ragazze. Piazze inondate da una generazione poco capita e tanto etichettata, a cui spesso è stata appioppata l’immagine di spettatori del loro presente e del loro futuro, poco inclini alla partecipazione. Questa generazione cresciuta con famiglie diverse, con genitori separati, con mamme che lavorano tutto il giorno, con papà che cucinano e fanno la lavatrice, ci ha messo la faccia. Una generazione più libera e che quindi pretende libertà, che vede la possibilità di essere felici a prescindere da quale sia il sesso della persona che si ama, come un diritto inalienabile. A questa generazione dobbiamo questa legge. Alla loro libertà. Per essere sicuri che nessuno di loro verrà discriminato e che saranno liberi di amare chi vogliono. E’ difficile non vedere dietro tutto questo il cuore di una visione del mondo.

Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 210 del 2015: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 3513-A)

Il decreto-legge denominato comunemente “milleproroghe” è un provvedimento che il Governo adotta con cadenza semestrale o annuale ormai dal 2001, al fine di disporre la proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Tra gli aspetti più rilevanti delle norme prorogate ci sono: la proroga dei contratti a tempo determinato per i precari delle Province, la proroga della disapplicazione del contributo di licenziamento per alcuni settori e l’incremento dell’importo dei contratti di solidarietà riferiti a particolari situazioni. Di rilievo anche l’obbligo per i partiti e i movimenti politici di trasmettere il rendiconto e i relativi allegati unitamente al giudizio espresso dalla società di revisione sul rendiconto e il verbale di approvazione dello stesso con la previsione di una sanzione cospicua per chi non vi ottemperi. Approfondisci qui Dossier Proroga di termini previsti da disposizioni legislative

Mozioni Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966, Baldassarre ed altri n. 1-01143, Parisi ed altri n. 1-01144, Rampelli ed altri n. 1-01149 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01150: Iniziative in merito al rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese

Con la mozione si chiede al Governo di agire per la salvaguardia dei diritti umani in Corea del Nord e di prendere provvedimenti sulle pericolose azioni di riarmo soprattutto nucleare annunciate da questo paese. L’iniziativa è stata presa anche in seguito all’ascolto, nel corso di una audizione presso la Commissione affari esteri, Sottocomitato per i diritti umani, della testimonianza di Shin Dong-Hyuk, un esule nordcoreano fuggito dal campo di prigionia a 23 anni, in visita in Italia, che ha raccontato presso le nostre istituzioni quello che lui ha subito e sperimentato. Il Governo nord coreano da tempo viola le convenzioni internazionali sui diritti umani, a ciò si è aggiunto poi negli ultimi mesi la preoccupazione anche per il ritorno ad esperimenti nucleari. Per questo con la mozione si esprime non solo la preoccupazione e la condanna, ma si chiede con forza la possibilità di un controllo e di trasparenza. Questo infatti è uno strumento fondamentale, anche a livello internazionale, sia nel campo dei diritti umani che nel campo del controllo del nucleare.

Mozioni Molteni ed altri n. 1-00950, Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952, Cominardi ed altri n. 1-01137, Polverini ed altri n. 1-01138 e Paglia ed altri n. 1-01145: Iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica

Nonostante la progressiva integrazione delle economie fra Italia e Svizzera, nata da un percorso di costante e continua integrazione tra le zone di confine fra i cantoni del Vallese, dei Grigioni e del Ticino, e le province del Nord Italia di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e provincia autonoma di Bolzano, che ha portato alla presenza di 60 mila lavoratori frontalieri e al fatto che l’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera; i lavoratori italiani in Svizzera, soprattutto quelli frontalieri vengono ancora discriminati. Questo anche a causa di partiti populisti e xenofobi svizzeri che portano avanti campagne e iniziative contro i lavoratori italiani che “rubano il lavoro agli Svizzeri”. Per questo con la mozione si chiede al Governo di lavorare ad un accordo con la Svizzera che punti all’eliminazione di qualsiasi genere di discriminazione nei confronti dei lavoratori italiani. In particolare si forniscono al Governo una serie di impegni che vanno dal processo di armonizzazione fiscale temperata, graduata e progressiva, dall’estensione della franchigia per i lavoratori entro fascia e che oggi viene assicurata ai lavoratori fuori fascia, dal fornire una garanzia ai comuni di frontiera che non si vedranno deprivati delle risorse che oggi vengono garantite in base all’accordo del 1974 che ci si accinge ad archiviare. Inoltre si punta all’introduzione del così detto Statuto del frontaliere, e cioè il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e dei titoli di studio, delle qualifiche professionali e della qualità della formazione delle aziende italiane.

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