Nota sui lavori parlamentari settimana dal 7 all’11 Marzo

By March 12, 2016 Lavoro parlamentare

Premessa

Nella settimana la Camera ha approvato la riforma del processo civile, una risoluzione sul fenomeno della contraffazione nella provincia di Prato e una mozione sul settantesimo anniversario del voto delle donne.

Ma l’attenzione politica si è concentrata soprattutto sull’esito svolgimento delle primarie del Partito Democratico a Roma, Napoli, Trieste e Benevento e in altre città.

E a ragione per più motivi:

– il partito democratico è l’unico partito che sceglie con le primarie le proprie candidature, in questo caso per le elezioni dei sindaci nella tornata amministrativa di giugno.

– La scelta di questo strumento nasce dalla convinzione che la partecipazione dei cittadini per individuare la persona più adatta a ricoprire quel ruolo sia la via migliore e di gran lunga preferibile a ristretti caminetti, a improbabili plebisciti, a qualche clic in rete: parliamo delle modalità oggi scelte dal centrodestra in crisi verticale e parliamo dei 588 clic con cui il M5s ha scelto la sua candidata a sindaco di Napoli

– scegliere questa modalità espone a rischi imprevedibili. Quello che è successo a Napoli, per quanto limitato a pochi casi, e l’errore/pasticcio di conteggio delle schede bianche a Roma ne sono un esempio.

– Questi rischi si possono e si devono evitare con una legge che definisca le regole cui attenersi per lo svolgimento delle primarie, per chi le sceglie, accompagnata dalla legge di attuazione dell’art.49 della Costituzione sui partiti

– Alle primarie hanno votato più di 60000 persone a Milano più di 45000 a Roma più di 31000 a Napoli per citare solo qualche dato

– a Roma il numero dei votanti è stato molto più basso del 2013, ma significativo e politicamente non scontato dopo Mafia capitale.Va a merito dello sforzo di azzeramento e ricostruzione del Partito Democratico romano a partire dalla chiusura di 30 circoli.

– Va chiarito dal Comitato dei garanti del Pd se ciò è successo a Napoli configura scorrettezze da parte di iscritti al Pd . Per quanto riguarda la validità del voto invece si è già pronunciato il comitato di garanzia della coalizione che ha promosso le primarie. Il comitato ha esaminato il ricorso presentato da Antonio Bassolino nel merito nonostante l’arrivo del ricorso dopo la scadenza dei termini, come è scritto nel verbale conclusivo.

– La condizione di premessa delle primarie è che chi vi partecipa riconosca il risultato e un secondo dopo insieme a chi ha vinto si dedichi alla campagna elettorale. Così è stato a Roma così, sono fiduciosa, sarà a Napoli

Mozioni Zampa ed altri n. 1-01182, Centemero ed altri n. 1-01184, Saltamartini ed altri n. 1-01185, Spadoni ed altri n. 1-01186, Rizzetto e Pisicchio n. 1-01189 concernenti iniziative in relazione al settantesimo anniversario del voto alle donne

Ventuno sono state le madri costituenti, ma l’elenco si allunga se pensiamo alle tante staffette partigiane (insegnanti, medici, scienziate, giornaliste, magistrate, sindache), donne che hanno rotto le convenzioni dell’epoca e ci hanno portato avanti nella modernità. Si sono fatte largo in un mondo politico quasi esclusivamente maschile, facendo valere la loro determinazione e le loro qualità. Erano esponenti caparbie, di un’avanzata più ampia, una lunga marcia che le donne avevano intrapreso da tempo nella società, una marcia che non è stata facile, soprattutto che ha avuto anche importanti momenti di conflitto. Pensiamo al contributo femminile, ancora poco raccontato, ai moti, agli scioperi nelle campagne e nelle città all’inizio del Novecento, e poi nella Resistenza, dove le donne italiane – quelle a cui Mussolini aveva detto che nello Stato fascista la donna non deve contare e quelle alle quali tutti i Governi avevano rifiutato il diritto di voto – entrano impetuosamente nella storia e la prendono nelle loro mani. La battaglia per la liberazione ha dato poi forma alle domande inascoltate da decenni e le ha indirizzate verso il prossimo obiettivo, che era il suffragio universale. Il 10 marzo del 1946, poi, si svolsero le prime elezioni amministrative dopo la caduta del fascismo: per la prima volta le donne andarono alle urne in 436 comuni, ma ancora mancava per loro l’elettorato passivo, che arrivò con il referendum e per le prime elezioni politiche. Con la mozione si chiede al Governo un forte impegno per celebrare degnamente le costituenti, con iniziative di ampio respiro, sia di carattere nazionale, che locale, nelle istituzioni, nel Paese, nelle piazze e nelle scuole. Per non cadere nella ritualità, serve un impegno in questo senso del Governo, delle istituzioni democratiche, e anche di tutte le forze attive della società, agli imprenditori, ai sindacati, alle associazioni, nessuno può sentirsi escluso da uno sforzo che non può essere solo di giornata ma capillare, quotidiano e duraturo nel tempo. Approfondisci qui

Informativa urgente del Governo sul ruolo dell’Italia in relazione agli sviluppi della situazione in Libia

In Libia non esiste più un’autorità centrale che controlla il territorio e il Paese si trova frammentato tra micro autorità locali in lotta tra loro. A questa situazione si affianca una frattura istituzionale grave tra Tobruk e Tripoli e nell’instabilità si sta facendo strada la crescente islamizzazione delle milizie e la penetrazione di elementi, anche stranieri, collegati al terrorismo di Daesh. Quello che è certo è che, nella grave situazione di fluidità della Libia, basta pochissimo perché il quadro cambi e perché vi sia una radicalizzazione delle posizioni. La frammentazione libica ha radici profonde ed è legata al percorso storico dello Stato. Ci sono stati due tentativi di costruzione dello Stato libico, con limiti oggettivi. Il primo è stato un tentativo coloniale fondato su una conquista militare; il secondo è stato il tentativo anticoloniale, fondato su un’aspirazione legittima, cioè l’indipendenza ma il cui collante era il risentimento nei confronti del conquistatore, e poi con Gheddafi ha preso invece la piega dell’autoritarismo e della negazione dei diritti umani. Ora la Libia sta affrontando una terza fase: o rinuncia ad essere uno Stato e si disgrega consegnandosi nelle mani di altri, o ritrova in sé le ragioni del proprio essere uno Stato libero, indipendente, ma anche democratico e rispettoso dei diritti umani. Se accetta questa duplice sfida, cioè di essere uno Stato unitario e di essere uno Stato di diritto, può cominciare una terza fase nelle sue relazioni con l’Occidente, con l’Europa e con il mondo intero, ovvero quella di un partner privilegiato, di una cooperazione tra vicini. Per questo il tema non è l’intervento militare, ma come costruire una solidarietà internazionale con un Paese che deve combattere con le interferenze esterne del terrorismo e le spinte interne alla disgregazione. Quando il Governo italiano ribadisce che ci si deve occupare della Libia, si riferisce a un quadro più ampio di quello relativo ad un intervento armato. Sappiamo bene che non è con le bombe dal cielo che si ferma la fragilità delle istituzioni, lo sappiamo dall’Afghanistan, lo sappiamo dall’Iraq. Serve un sentiero politico che costruisca il dopo, serve accompagnare la volontà del popolo libico nel ricostruire il loro Paese. La prima forza di cui la Libia ha bisogno non è la forza degli eserciti stranieri, ma la forza del proprio popolo, desideroso di scrivere una storia unitaria, di essere uno Stato che può sedersi al tavolo con gli altri Stati. È questa la politica estera dell’Italia: sostenere i nostri partner nel primato del diritto, nel rendersi Stato di diritto. Approfondisci qui

Disegno di legge: Delega al Governo recante disposizioni per l’efficienza del processo civile (A.C. 2953-A); e dell’abbinata proposta di legge: Colletti ed altri (A.C. 2921)

La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura il disegno di legge che delega il Governo a riformare organicamente il processo civile, e che introduce altre disposizioni, di immediata applicazione, con le quali abroga il c.d. “rito Fornero” per i licenziamenti illegittimi, modifica in parte la disciplina del procedimento di esecuzione forzata e definisce le modalità per meglio programmare presso gli uffici giudiziari lo smaltimento dell’arretrato civile.I ritardi, le carenze e le contraddizioni di cui il settore civile soffre da tempo sono noti. Il provvedimento in esame costituisce una delle tessere più significative dello schema di riforma della giustizia che il Governo ha sottoposto al Parlamento. Rispetto agli altri disegni di legge del Governo, la riforma del processo civile assume un valore particolare, in quanto è stata collegata dal Governo alla manovra di bilancio. Questa scelta ha il proprio fondamento nella considerazione che una giustizia celere, accessibile e che produce esiti di qualità e ragionevolmente prevedibili è una precondizione per un buon funzionamento del sistema economico e per la ripresa degli investimenti produttivi anche da parte delle imprese estere e, quindi, uno strumento per aumentare il livello della competitività del nostro Paese. Non si tratta di ridurre la qualità del processo, ma di assegnare forme e strumenti adeguati alle mutate esigenze di una società che ha confini sempre meno evidenti ed una competitività sempre più accentuata. Approfondisci qui Dossier: La riforma del processo civile

Relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto produttivo di Prato, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 2)

la Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo ha svolto un approfondimento sulla contraffazione del settore tessile, in particolare del caso di Prato. Il distretto tessile di Prato costituisce uno snodo fondamentale per il comparto del tessile e della moda, caratterizzato da una forte divisione e specializzazione del lavoro tra piccole imprese e da un elevato volume d’affari. Su di esso si concentrano purtroppo gli interessi della criminalità organizzata che opera attorno al fenomeno del falso. Vi sono relazioni strette che vedono collaborare forme di criminalità, anche di stampo mafioso internazionale, ed altre forme criminali che traggono profitto dal sistema della contraffazione. Un elemento che è emerso con grande chiarezza dal lavoro svolto è la connessione strettissima fra illegalità, sfruttamento del lavoro nero e il fenomeno della contraffazione, che diventa un altro degli snodi possibili su cui è necessario intervenire con l’attività di contrasto. Un approfondimento è stato dedicato ai fenomeni migratori e all’analisi dell’incidenza di questi sulla realtà produttiva pratese. Dalla lettura dei dati risulta che la competitività delle aziende a conduzione straniera è in alcuni casi legata a pratiche illecite diffuse, quali l’impiego di manodopera clandestina, l’inosservanza degli oneri previdenziali e delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, i pagamenti in nero, l’evasione fiscale, gli orari di lavoro prolungati e notturni e l’imitazione del design italiano. L’impegno del comune di Prato nella lotta al fenomeno della contraffazione è stato intensificato in questi ultimi due anni, sia attraverso l’azione di controllo e repressione sia nell’educazione alla legalità e il rispetto delle normative nazionali. La polizia municipale di Prato ha istituito un nucleo specializzato nell’attività anticontraffazione, quotidianamente impegnato in attività di contrasto al fenomeno in tutte le sue forme, dalla contraffazione abituale, alle etichettature irregolari, all’impiego di sostanze tossiche. Soltanto negli ultimi tre anni sono stati sequestrati 10 mila pezzi, dei quali 2 mila soltanto nei primi due mesi di questo anno. Non solo repressione degli abusi, ma anche inclusione e dialogo come strumenti di lotta alla contraffazione, cercando di creare un dialogo tra istituzioni e aziende a favore della legalità. La relazione analizza dati, problemi e soluzioni adottate, prefigurando interventi che da Prato possono essere estesi a tutto il territorio italiano e che vanno dal monitoraggio sulla circolazione della moneta, in particolare di money transfer, ad interventi volti a garantire la sicurezza sul lavoro. Per le imprese e per i lavoratori occorre uno sforzo volto a stimolare iniziative di contrasto attraverso meccanismi agevolativi, che premino l’adozione di forme di tracciabilità dei prodotti e rispetto degli standard etici e riconosciuti. Approfondisci qui

  

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