Nota sui lavori parlamentari settimana dal 18 al 22 Settembre

By September 23, 2017 Lavoro parlamentare

Premessa

Nella settima la camera ha approvato una legge in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, una sul delitto di frode patrimoniale a danno degli anziani; una mozione sulla situazione di crisi dello Yemen e una sulla dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia

È stata questa anche la settimana in cui è ripartito il confronto tra le forze politiche sulla legge elettorale, per iniziativa del Partito Democratico. Il “Rosatellum modificato” è il testo su cui hanno trovato un consenso di massima non solo le forze che sostengono la maggioranza, tranne Mdp, ma anche Forza Italia e la Lega. Possibilisti Fratelli d’Italia. Contrari Movimento 5 stelle e SI.

Quattro le ragioni di questo ulteriore tentativo promosso dal Partito Democratico, dopo il no preventivo ricevuto dalla maggior parte delle altre forze politiche su altre sue proposte come il  Mattarellum e sul Rosatellum prima versione, e il no in aula attraverso il voto segreto sul Tedeschellum:

1) non arrendersi all’incapacità dei partiti di definire una legge elettorale con la supplenza della Corte Costituzionale

2) non arrendersi al verosimile stallo del prossimo Parlamento con una legge elettorale senza correttivi maggioritari e nel contesto degli attuali equilibri e pesi politici delle forze maggiori

3) promuovere una legge elettorale che consenta di tenere insieme in una coalizione nazionale le forze politiche di centrosinistra.

4) definire una legge elettorale che consenta agli elettori di scegliere le persone che li rappresenteranno in Parlamento attraverso collegi uninominali per 1/3 (231) e plurinominali (da 2 a 4) per il resto.

Si spiega facilmente la contrarietà del M5S che non ha candidati riconosciuti sul territorio e ha sempre scelto come caratteristica identitaria il rifiuto delle alleanze. Di conseguenza teme la competizione nei collegi in cui conterà l’autorevolezza dei candidati e la capacità di coalizione perché il collegio sarà rappresentato da chi prenderà un voto più degli altri. Così come si spiega facilmente la contrarietà di chi in Mdp fa prevalere la competizione contro il Pd da quella contro populismi di diverso tenore.

Perché questa è la sfida principale delle prossime elezioni, quella con la destra razzista di Salvini e quella populista del M5S – eterodiretta dalla Casaleggio – le cui incapacità caricaturali sono sotto gli occhi di tutti: quando governano Roma o Torino o quando fanno le candidature delle primarie.

Per questo sarebbe molto importante una riflessione di chi come Pisapia pensa ad una sinistra non minoritaria. Alla Camera la legge sarà in aula per l’approvazione a metà ottobre per poi arrivare al Senato dopo la legge di bilancio. La possibilità dei voti segreti naturalmente crea sempre incertezze sull’esito finale. Ma siamo di fronte ad un tentativo ultimo di credibilità a cui tutte le forze politiche sono chiamate.

Proposta di legge: S. 361 – D’iniziativa dei senatori: Ranucci e Puglisi: Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica (Approvata dal Senato) (A.C. 3960-A)

La proposta di legge del PD – già approvata dal Senato – interviene sui mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), delle Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate, degli Enti di promozione sportiva, degli organi del Comitato italiano paralimpico (CIP) e definisce nuovi limiti al rinnovo dei mandati degli stessi.

Si fissa un tetto massimo di tre mandati quadriennali per il Presidente e altri componenti della Giunta nazionale del CONI e – in mancanza di adeguamento – si prevede che il Comitato possa nominare un commissario ad acta tenuto a disporre tali modifiche.

Si dispone anche – innovando rispetto all’assetto vigente – che il Presidente e i membri degli organi direttivi delle Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate e degli Enti di promozione sportiva non possano svolgere più di tre mandati, limite che può essere abbassato dai singoli statuti.

Come ha affermato la relatrice del provvedimento, Maria Coscia (PD), «consentire una durata fino a tre mandati degli organismi dirigenti del CONI e delle Federazioni, che comunque dovranno conquistarsi con elezioni ogni quattro anni la conferma del loro mandato, costituisce un’opportunità notevole, per garantire maggiore continuità nella promozione di una presenza attiva del nostro Paese in ambito internazionale, sia al fine di realizzare il più ampio successo dei nostri atleti nelle varie discipline, che per concorrere ad ospitare nel nostro Paese prestigiose competizioni ed eventi sportivi internazionali».

Si introduce, inoltre, una disposizione sugli organi del Comitato italiano paralimpico (il Consiglio nazionale, la Giunta nazionale, il Presidente, il Segretario generale e il Collegio dei revisori dei conti) prevedendo, anche per tali organi, il limite di 3 mandati quadriennali.

Di rilievo, come ha sottolineato la relatrice, il principio introdotto in sede referente in Commissione Cultura sul tema della promozione delle pari opportunità per le donne e gli uomini nell’accesso agli organi di direttivo. Approfondisci qui

Mozioni Marcon, Duranti ed altri n. 1-01662 e Corda ed altri n. 1-01663 concernenti la situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all’emergenza umanitaria e all’esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto

“Secondo la FAO quella nello Yemen è la crisi alimentare più grave al mondo: 17 milioni le persone che necessitano di assistenza alimentare, delle quali 7 milioni si trovano in una situazione di emergenza; 2.200.000 bambini soffrono di mal nutrizione e ancora decine di migliaia di persone uccise o ferite; un sistema sanitario al collasso; 100.000 casi sospetti di colera; violenze sulle donne e i bambini e, come è già stato ricordato, oltre 2 milioni il numero totale di bambini yemeniti che non frequentano la scuola. Certamente uno degli elementi di questa gravissima situazione alimentare è legato anche alla situazione di blocco aereo e navale imposto allo Yemen sin dal marzo del 2015. Sarebbe però profondamente ingiusto dire che noi facciamo solo delle parole. Il nostro Governo è intervenuto e sta intervenendo con 10 milioni di euro di aiuti umanitari nel biennio 2017-2018. Si tratta del doppio del contributo rispetto al 2016. Non basta. Non è solo il Governo ma anche la cooperazione italiana che sta intervenendo anche con un impegno delle associazioni e del mondo privato nel settore della sicurezza alimentare, dell’assistenza sanitaria, della prevenzione della violenza di genere e dell’istruzione. Non c’è da parte italiana solo un impegno personale ma c’è anche un impegno perché gli altri Paesi facciano la stessa cosa. Oggi alle Nazioni Unite il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione Alfano ha richiamato questo punto fondamentale. L’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari ha stimato una spesa di 2 miliardi e 100 milioni di dollari per il 2017 ma dai Paesi donatori ne sarebbero arrivati meno di un terzo. È quindi necessario impegnare il nostro Governo anche in considerazione della nostra presenza nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché l’Onu possa rafforzare l’appropriazione di assistenza umanitaria nello Yemen e fronteggiare così tale gravissima crisi.” Continua a leggere qui la dichiarazione di votoQui il testo della mozione

Seguito della discussione delle mozioni Basilio ed altri n. 1-01081, Marcon ed altri n. 1-01673 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01674 concernenti iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia

“Indubbiamente il tema del disarmo e della non proliferazione delle armi porta con sé un intreccio pesante di passato e presente: il passato è stato la fine della Seconda guerra mondiale, con la corsa agli armamenti della Guerra fredda durante la quale le armi nucleari hanno paradossalmente contribuito, in un perverso e strambo braccio di ferro, a mantenere un quadro di stabilità. Con la fine della Guerra fredda ci troviamo di fronte a un quadro internazionale assolutamente nuovo e nel 1970 è entrato in vigore il Trattato di non proliferazione nucleare, il cosiddetto TNP, che diventa la base del sistema internazionale di non proliferazione nucleare. Si tratta di un accordo che l’Italia ha ratificato fin dal 1975 e, quindi, di un impegno di lungo periodo per il nostro Paese che, soprattutto per quanto riguarda le politiche di difesa e di sicurezza, ha sempre fatto del consolidamento delle istituzioni e degli strumenti multilaterali una delle proprie scelte di fondo irrinunciabili per la tutela della stabilità. Il presente è che ad oggi hanno aderito al TNP 189 Paesi. Si stima che attualmente nel mondo ci siano almeno 15 mila ordigni, in particolare negli arsenali degli Stati Uniti, della Russia, della Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord. Il presente è la minaccia della Corea del Nord, che continua a testare il proprio materiale nucleare in barba alle richieste della comunità internazionale e alle minacce di embargo; il futuro è terribilmente e inevitabilmente incerto.” Continua a leggere qui la dichiarazione di votoQui il testo della mozione 

Proposta di legge: Ermini ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace (A.C. 4130-A); e delle abbinate proposte di legge: Cirielli; Fucci; Caparini ed altri; Ferraresi ed altri (A.C. 40-257-407-4362) 

Al fine di arginare il sempre più dilagante ed allarmante fenomeno criminale delle frodi alle persone anziane, la proposta di legge del PD approvata in prima lettura alla Camera il 20 settembre, ha introdotto nel codice penale il nuovo reato di “Frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili”. Come ha evidenziato il relatore David Ermini (PD), si tratta di crimini odiosi, che non si limitano solo a colpire l’aspetto patrimoniale di persone deboli, ma le ferisce profondamente nell’animo, a volte con gravi conseguenze di carattere psicologico e sociale.

Il nuovo articolo 643-bis, pertanto, punisce con la reclusione da 2 a 6 anni chiunque, con mezzi fraudolenti, induce una persona particolarmente vulnerabile a causa dell’età avanzata a dare o promettere indebitamente assieme ad altri denaro, beni o altra utilità. Per rientrare in tale nuova fattispecie, il fatto criminoso deve avvenire nell’abitazione della persona offesa, in un altro luogo di privata dimora o all’interno o in prossimità di esercizi commerciali, uffici postali o di sedi di istituti di credito, di luoghi di cura o di ritrovo di persone anziane, di case di riposo, simulando un’offerta commerciale di beni o servizi. Prevista un’aggravante se il fatto avviene per mezzo di strumenti telefonici, informatici o telematici o avvalendosi di dati della vita privata della persona offesa acquisiti fraudolentemente o senza il suo consenso. Approfondisci qui 

Testo unificato delle proposte di legge: Catanoso Genoese; Catanoso Genoese; Oliverio ed altri; Caon ed altri; Venittelli ed altri; Rampelli ed altri: Interventi per il settore ittico. Deleghe al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale (A.C. 338-339-521-1124-4419-4421-A)

La Camera ha approvato un provvedimento finalizzato a:

– incentivare una gestione razionale delle risorse ittiche, con particolare riguardo allo sviluppo sostenibile di quelle autoctone;

– sostenere le attività che fanno riferimento alla pesca e all’acquacoltura marittima professionale e alla pesca ricreativa e sportiva;

– assicurare un sistema di relazioni efficace tra lo Stato e le Regioni per garantire la coesione delle politiche in materia.

La XIII Commissione Agricoltura si è occupata sin dall’inizio della legislatura di apprestare un intervento organico lungimirante per il settore ittico, come ha sostenuto il relatore Luciano Agostini (PD) perché questo settore come quello della pesca avevano necessità di un riordino e di armonizzare la normativa vigente alle politiche di carattere europeo e comunitario che in questi anni hanno mano a mano trasformato tutto il regime della politica sulla pesca dando una nuova opportunità ad un settore piccolo ma molto importante per l’economia del nostro Paese.

Secondo gli ultimi dati Istat riferiti al 2016, la pesca ha registrato un forte calo della produzione in volume (meno 2,8 per cento), sintesi di una contrazione del pescato per pesci, molluschi e crostacei (meno 4,8 per cento) e una crescita dell’acquacoltura e dei servizi di supporto. In termini di valore aggiunto il calo è stato più sensibile, risentendo di una contrazione dei costi inferiore a quella della produzione. L’attuale intervento normativo concerne dunque sia la pesca professionale – tenendo conto di tutte le sue specificità che sono state ricordate – ma si estende anche all’acquacoltura praticata in mare.

Quest’ultima in particolare è un’attività fortemente sostenuta dall’Europa, di cui l’Italia vanta, secondo i dati FAO, un ruolo significativo, solo se si pensa che detiene il 13 per cento del volume delle produzioni d’acquacoltura dell’Unione europea (al quarto posto dopo Spagna, Francia e Regno Unito) e il 10,7 per cento del valore della produzione. L’acquacoltura italiana ha dimostrato di avere, perciò, le capacità di creare reddito e occupazione e ha grandi potenzialità di sviluppo, che richiedono scelte decisive e interventi strategici mirati.

Il provvedimento delinea una serie di misure attese dal comparto, prevedendo anche alcune deleghe al Governo in materia di: riordino e aggiornamento della normativa vigente in materia di pesca ed acquacoltura, tramite l’emanazione, entro diciotto mesi, di uno o più decreti legislativi aventi natura di testi unici; politiche sociali nel settore della pesca professionale, per garantire agli operatori della pesca, armatori ed imbarcati, l’equo indennizzo o ristoro in caso di sospensione dell’attività di pesca dovuta al fermo biologico o ad altre cause legate alle avversità metereologiche o a ristrutturazioni aziendali; riassetto della normativa nazionale vigente in materia di pesca sportiva e per l’adeguamento alle disposizioni vigenti in ambito europeo; riordino della normativa in materia di concessioni demaniali per la pesca e l’acquacoltura e di licenze di pesca.

Altre misure riguardano l’istituzione del Fondo per lo sviluppo della filiera ittica, con una dotazione finanziaria di 3 milioni di euro per il 2018; le nuove disposizioni sui distretti di pesca; l’adeguamento della normativa primaria in materia di pescaturismo ed ittiturismo; l’introduzione della disciplina della vendita diretta dal pescatore al consumatore finale dei prodotti derivanti dall’esercizio della propria attività, compresi quelli oggetto di manipolazione o trasformazione; la ripartizione di ogni eventuale incremento annuo del contingente di cattura di tonno rosso; le modifiche al sistema sanzionatorio. Approfondisci qui

Leave a Reply